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Biblioteca Maria Chiapale Nesta

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Maria Felicita Chiapale Nesta

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Maria era nata a Vittorio Veneto perché il padre Eugenio, insegnante di francese al liceo, amava farsi trasferire (così lei raccontava) in sedi diverse. Eugenio, che era nato nel 1867, era figlio di un medico (prima ufficiale, poi medico condotto a Caraglio, una cittadina in provincia di Cuneo), mentre sua madre, Felicita Michel, era nativa di Chambery (è possibile che i due si siano conosciuti prima del passaggio della Savoia alla Francia, Trattato di Torino del 1860).


Dopo la nascita di Maria e di un altro figlio che non superò però la prima infanzia, la famiglia era evidentemente rientrata in Piemonte, essendo Eugenio morto a Ceva nel 1913. Maria rimase dunque orfana a 5 anni e la madre Rosa, che all'epoca aveva solo 28 anni, si trovò in una situazione molto difficile. Perse infatti in un investimento sbagliato l'intera somma che la famiglia del defunto marito le aveva liquidato a titolo di successione ereditaria e dovette perciò affidare la figlia ai genitori mentre studiava per ottenere il diploma di maestra, mantenendosi nel frattempo suonando il pianoforte nelle sale cinematografiche.


Dopo alcuni anni trascorsi con i nonni materni a Torino, la bambina poté tornare a vivere con la mamma, divenuta maestra elementare a Orbassano. Maria crebbe certamente segnata dall'immagine materna, una donna di carattere dolce ma forte, che era stata capace di risollevarsi dopo prove durissime come la morte di un figlioletto, la vedovanza in età giovanile e la perdita di un rassicurante status sociale e della relativa tranquillità economica.Rosa aveva lottato duramente per conquistare la propria autonomia e mantenere se stessa e la figlia.
A sua volta Maria non solo senti presto l'esigenza di guadagnarsi da vivere per poter essere di aiuto alla famiglia e compensare l'amatissima madre per i molti sacrifici, ma si sentì stimolata a puntare con grande determinazione sulla carriera scolastica. In questo fu probabilmente incoraggiata anche dallo zio materno Onorato Castellino, che era docente al Liceo Cavour di Torino, italianista e letterato di una certa fama, almeno a livello cittadino (intorno al 1980 gli è stata intitolata una via in zona Pozzo Strada).
Conseguito il diploma magistrale, nell'anno scolastico 1928/29 insegnò in prima nomina a Bobbio Pellice.

Di questa esperienza nella comunità valdese conservò sempre un bel ricordo, di cui amava raccontare anche a distanza di molti anni.


Negli anni successivi proseguì nell'insegnamento in varie scuole (Torino, Borgosesia) e nel frattempo frequentò la Facoltà di Magistero, fino a conseguire la laurea nel 1937, con la tesi “La scuola a Roma fino a Quintiliano”.
Nel 1940 riuscì vincitrice di concorso per il ruolo nell'insegnamento di materie letterarie nella scuola media e le fu assegnata una cattedra nella cittadina pugliese di Galatina (il Regio Ministero dell'Educazione riteneva che i docenti delle scuole secondarie dovessero essere assegnati a sedi anche molto lontane, perseguendo probabilmente una politica di integrazione a livello di insegnamento tra le diverse regioni, abbastanza assurda se si considera che c'era una guerra in corso).
Maria era in quegli anni fidanzata con un veterinario che le pose incautamente un aut aut, rinunciare alla agognata cattedra di ruolo o rompere la relazione, cosa che puntualmente avvenne.
L'esperienza di Galatina fu affrontata con molta grinta (in una cartolina inviata alla madre scriveva “sono contenta di essere venuta qui alla conquista dei miei diritti”) e si rivelò più che positiva, tanto che già l'anno scolastico successivo le venne affidato l'incarico provvisorio di preside. 
Ritornata finalmente in Piemonte nel 1943, fu assegnata alla sede di Susa, ma l'esperienza di preside a Galatina le valse quasi subito dal Provveditorato di Torino l'incarico di organizzare una scuola media ad Almese, un piccolo centro della bassa Val Susa.
In quella zona, in particolare nella vicina Rubiana (situata leggermente più in alto e pertanto già apprezzata come luogo di villeggiatura) erano infatti sfollate diverse famiglie di alti dirigenti Fiat e questi avevano fatto pressione per ottenere che i figli potessero frequentare tale tipo di scuola, ( l'unica che consentisse poi di accedere al liceo), fino a quel momento evidentemente non ritenuta necessaria per i ragazzi della zona, che dopo la scuola elementare si dovevano accontentare di semplici corsi di avviamento al lavoro.
E fu così che i destini di Maria e del suo futuro marito Pasquale (ma per lei solo e sempre Lello) si incrociarono.
Infatti se si guarda l'albero genealogico di Pasquale, che risale fino ad Alessandro Nesta (1760-1801), si vede come la famiglia non risulti essersi mai mossa da Lioni,, un piccolo centro in provincia di Avellino.
Pasquale aveva frequentato un istituto magistrale a Cava dei Tirreni e, se l'Italia non fosse entrata in guerra, avrebbe molto probabilmente realizzato la sua aspirazione di diventare maestro restando nella regione di origine, che amava moltissimo.
Fu la guerra a farli incontrare. Lui era riparato un po' per caso in Piemonte dopo lunghi anni e molte vicissitudini affrontate sotto le armi (fronte francese, poi Albania e Grecia; dopo l'8 settembre 1943 caricato su un treno come prigioniero di guerra e già avviato alla deportazione in Germania; avventurosa fuga e settimane passate nascosto presso una famiglia di contadini in Veneto prima di decidere di raggiungere il Piemonte, più precisamente la Val di Susa, nell'impossibilità di ritornare al Sud).

 

Lei, dopo il periodo trascorso in Puglia, era riuscita a riavvicinarsi a casa ed era alla ricerca di un segretario per la scuola che era stata incaricata di avviare e dirigere. Si conobbero, si potrebbe dire, “a parti rovesciate”, almeno secondo gli schemi tradizionali: lei laureata e di buona famiglia, di 10 anni più grande di lui, nel ruolo di capo.
Lui, giovane meridionale che aveva potuto proseguire negli studi grazie alle rimesse del padre emigrato negli Stati Uniti e militare sbandato, in quello di aspirante a un posto di lavoro.
Tuttavia Lello non solo possedeva un buon livello di istruzione, ma nell'esercito aveva anche imparato a battere a macchina (essendo stato assegnato per qualche tempo al Quartier generale ad Atene). Tanto bastò a fargli ottenere il lavoro, nel novembre 1943.

 

Così la raccontavano: Lei “Quando vorrebbe cominciare?”. Lui “Anche domani”. Lei “E perché non subito?”
I loro rapporti cambiarono nell'arco di alcuni mesi e quando nell'agosto dell'anno successivo Lello incappò in un rastrellamento, fu fatto prigioniero con altri quattro giovani di Almese e destinato nuovamente a un campo di lavoro in Germania, Maria si espose (inutilmente) in prima persona per ottenere la liberazione sua e dei compagni (il gruppetto fu rilasciato solo in extremis, alla vigilia della partenza, per l'intervento di un'alta personalità Fiat).
Giunta finalmente la pace, i due si sposarono a Santa Margherita Ligure nell'aprile 1947, in forma strettamente privata.
Dopo Almese, Maria divenne preside presso la Scuola Media di Avigliana (anche questa di nuova istituzione). Oltre che degli aspetti amministrativi e didattici, si dovette occupare anche dell'allestimento della nuova sede, edificata appositamente e inaugurata nel 1958. Negli stessi anni Lello insegnava come maestro elementare.

 

Paolo, il loro unico figlio, nacque nel 1948.

Nei primi anni '50 fu costruita la casa di Avigliana, una semplice ma graziosa villetta con giardino, che tutti e due amarono moltissimo.
Anni sereni e operosi, entrambi ben inseriti nel tessuto sociale della cittadina, lei autorevole rappresentante del mondo della scuola, lui sempre più apprezzato come insegnante e animatore culturale, ma anche attivo politicamente come consigliere comunale e poi come assessore (come se non bastasse, anche impegnato a conseguire la laurea).
Quando il figlio iniziò le superiori, per evitare di farlo viaggiare, Maria e Lello chiesero entrambi il trasferimento a Torino. A lei fu assegnata la Scuola Media Pascoli, in piazza Bernini, una delle più importanti della città.
Era considerata un'insegnante e una preside piuttosto severa, ma godeva di grande stima professionale e non di rado veniva consultata anche dagli uffici del Provveditorato. Pur vivendo ormai la scuola nel ruolo di dirigente, seppe sempre mantenere un autentico contatto con gli allievi e le loro famiglie. La sua grande passione restò la lingua latina (che aveva approfondito per la stesura della sua tesi di laurea), di cui conservava un'approfondita conoscenza.

Nel 1970 ricevette il Cavalierato al merito della Repubblica Italiana, un'onorificenza a cui teneva moltissimo.
Pur vivendo stabilmente a Torino, la casa di Avigliana, con il suo giardino ben curato che offriva spettacolari fioriture, continuò a rappresentare per lei come per Lello il vero fulcro della vita familiare, dove amavano trascorrere l'estate e molti weekend nella bella stagione, anche per le numerose care amicizie che avevano mantenuto nella Valle.
Maria fu una donna intelligente, forte, capace di scelte coraggiose e di gesti generosi, come queste brevi note spero abbiano contribuito a dimostrare. Dedicò alla scuola tanto lavoro e tante energie, non esitando ad assumersi, quando necessario, grandi
responsabilità . La sua esistenza fu vissuta all'insegna della sobrietà e del senso del dovere, sempre accompagnati da un innato equilibrio e dal gusto per le cose belle.

 

Per la sua storia personale apprezzava particolarmente l'impegno femminile nel lavoro ed era fiera dei  significativi traguardi raggiunti da alcune sue ex allieve in vari campi, dalla magistratura alla politica.


Spentasi a 84 anni, dopo una breve malattia, Maria riposa nel cimitero di Avigliana.

Il marito le sopravvisse per quasi 30 anni, rimanendo sempre affettuosamente legato al suo ricordo.

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